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Intervista Zagor
In edicola da martedì 2 settembre, "Colpevole!" mette fine all'avventura doppia di Zagor nata da un soggetto di Carlo Lucarelli, poi sceneggiatore da Stefano Fantelli e disegnato da Raffaele Della Monica. Nei due albi in cui è pubblicata, la storia è introdotta da un'intervista al giallista parmense realizzata da Moreno Burattini, curatore del personaggio e architetto di tutta l'operazione. Il mese scorso vi abbiamo presentato la prima parte di questa intervista, ora vi proponiamo la seconda, insieme alle prime tavole dell'albo. Buona lettura, e appuntamento in edicola!
Vampiri, pirati, rivoluzionari, western... è la stessa strada intrapresa da noi autori "di genere" con quella che i critici chiamavano "contaminazione".
► Parliamo di Zagor. il suo mondo è un crocevia di generi: western, fantascienza, horror, avventura e umorismo... Cosa ne pensa?
È la cosa che mi ha colpito fin dall'inizio, seppure inconsciamente. Non voglio fare paragoni, ma per esempio la logica tradizionale di Tex, indiani, banditi, sparatorie, che mi ha sempre appassionato molto, mi prendeva di più quando c'era qualcosa di strano, come il sovrannaturale, il Diablero o Mefisto.
Una variazione sul tema che in Zagor ho trovato come organica e che tutte le volte mi faceva chiedere dove saremmo andati a finire con la prossima avventura. Vampiri, pirati, rivoluzionari, western... è la stessa strada intrapresa da noi autori "di genere" con quella che i critici chiamavano "contaminazione", e che in fondo era soltanto «racconto quello che voglio nel miglior modo possibile» e al diavolo le regole. Fin dall'inizio per me Zagor è stato libertà.
► Ha mai incontrato il creatore della serie, cioè Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli?
No, non l'ho mai conosciuto e mi dispiace. Gli avrei rivolto un sacco di domande che mi avrebbero anche aiutato a capire il me bambino. I fumetti bonelliani hanno messo insieme un sacco di cose, per cui leggendo un "giornalino" viaggiavi in mondi sconosciuti, vivendo avventure straordinarie, con personaggi forti, dinamiche narrative efficaci e citazioni di tutti i tipi. Gli stessi stimoli che vengono, o dovrebbero venire, dalla letteratura. Mettici i disegni, rendila popolare perché a portata di mano e priva delle smorfie presuntuose di certe "cose d'autore" ed ecco i nostri giornalini.
Sono gli anni della nascita delle polizie moderne, che ai detective tradizionali sembrano eccentrici alchimisti o pazzi visionari, al limite del sovrannaturale.
► Lei ha già collaborato con la Bonelli per una storia di Dylan Dog risalente al 1999, "La strada verso il nulla"...
Viste le mie scorribande nel fumetto, mi è stato chiesto di scrivere una storia per Dylan, di cui ero un lettore. Mi riprendo i numeri che ho e studio come un matto. Mi vengono in mente due spunti. Parti dal primo, mi dicono, e comincia a mandarci la sceneggiatura. Mi blocco.
Hai voglia a pensare «scrivo romanzi, faccio letteratura, mi daranno il Nobel, che ci vuole a buttare giù un fumetto?», non è così. Sceneggiare è difficile di per sé, figuriamoci con Dylan Dog, che è come Maigret o Holmes, che non sono personaggi ma persone, e le loro storie non sono immaginarie ma biografie di gente che esiste. Poi, un giorno, mi telefona Sclavi: insomma, la fai 'sta sceneggiatura?, se no ci penso io perché la storia mi piace. Mi sono sentito sollevato, onorato e fortunato.
► Per "I segreti di Endless" e "Colpevole!", ha cambiato complice: ha deciso di affidarsi a Stefano Fantelli. È stata una sua precisa richiesta: perché?
Conosco Fantelli frequentando l'associazione di scrittori bolognesi di cui tutti e due facciamo parte. A parte la simpatia, per cui è bello lavorare insieme a qualcuno con cui ti fai un sacco di risate, Stefano è una roccia, sia fisicamente che professionalmente. Anche a mettere mano su Zagor sarei stato terrorizzato, ma con lui mi sono sentito al sicuro.
► Con questa storia viene introdotto un nuovo personaggio: l'investigatore francese Louis Cyprien. Come nasce questo bizzarro, raffinato, flemmatico detective?
Volevamo orientarci sul giallo e avevamo bisogno di una figura di detective più razionale del nostro Zagor. I suoi, sono gli anni in cui l'investigazione diventa più riflessiva, appoggiandosi ai progressi della scienza piuttosto che agli informatori o agli interrogatori brutali.
Sono gli anni della nascita delle polizie moderne, con Francois Vidoq in Francia, e che in letteratura daranno vita a gente come Sherlock Holmes o il Dupin di Poe, a cui ci siamo ispirati. Che ai detective tradizionali sembrano eccentrici alchimisti o pazzi visionari, al limite del sovrannaturale, come l'Ichabod Crane del film "Il mistero di Sleepy Hollow" di Tim Burton.
Le prime cose che ho scritto erano commedie per una compagnia teatrale di paese, dove se non facevi ridere tutti nei primi due minuti la gente se ne andava.
► Uno scrittore di storie truci qual è lei, che rapporto ha con un personaggio come Cico, decisamente comico? E più in generale, può l'umorismo contaminarsi con l'horror? Soprattutto, lei, Lucarelli, ride? Di che?
Io rido un sacco, nonostante la gente creda che sia quello di "paura, eh?", come nell'imitazione di Fabio De Luigi. In realtà io sarei così, più vicino alla caricatura che alla realtà. Rido un sacco perché mi accadono sempre cose straordinarie tra goffaggine mia e assurde coincidenze della vita.
Le prime cose che ho scritto, quando ancora ero un giovanotto, erano commedie per una compagnia teatrale di paese, dove se non facevi ridere tutti nei primi due minuti la gente se ne andava. Poi, è vero, "ammazzo" la gente per mestiere, ma sotto sotto sono un buontempone. Mi piacerebbe essere Zagor, ma alla fine sono Cico. E certo che si può far ridere e fare paura, o anche piangere, basta non farlo tutto assieme, preparando la strada alle diverse emozioni.
Zagor 722 "Colpevole!", soggetto di Carlo Lucarelli, sceneggiatura di Stefano Fantelli e disegni di Raffaele Della Monica, copertina di Alessandro Piccinelli. Dal 2 settembre in edicola, fumetteria e nel nostro sito ufficiale.
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